ILO-Eurofound - Working anytime, anywhere: the effects on the world of work

ILO-Eurofound Report

In sintesi

Diffusione ed effetti del lavoro a distanza

Lo studio di ILO-Eurofound Working anytime, anywhere: The effects on the world of work si occupa di telelavoro e smartworking.
Si tratta di modalità di lavoro con grandi potenzialità di espansione: le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, infatti, consentono di connettersi praticamente da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento e questo ha rivoluzionato non solo la vita, ma anche il lavoro.

Incidenza e diffusione del fenomeno

Le differenze tra paesi nell’incidenza del telelavoro e dello smartworking è legata non solo agli sviluppi tecnologici, ma anche alle diversità culturali e di modelli lavorativi.
Il rapporto analizza la situazione in 10 Stati membri dell'UE (Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Regno Unito) e - fuori dall’Europa - in Argentina, Brasile, India, Giappone e Stati Uniti.
Un problema nel confronto internazionale è che non esiste ancora una definizione universalmente accettata di telelavoro o smartworking: le definizioni cambiano a seconda del luogo di lavoro, dell'intensità di utilizzo dei vari strumenti informatici (smartphone, tablet, computer portatili) e della distribuzione del tempo tra casa, ufficio e altri luoghi.
Per bypassare il problema definitorio nel rapporto si utilizza il termine T/ICTM (Telework/ICT-mobile work ) per indicare genericamente i lavoratori che rientrano nella categoria.

Queste tre tipologie nel loro insieme rappresentano il 18% dei dipendenti nell’Eu28, prevalentemente concentrati tra chi lo fa di tanto in tanto (10%), più che su base regolare (3% telelavoro, 5% smartworkers frequenti).

In Europa i paesi scandinavi si distinguono per le percentuali più elevate di dipendenti che usano gli strumenti informatici fuori dai locali dell’impresa e che lo fanno con maggiore frequenza. Tra gli altri paesi europei considerati dallo studio Eurofond-Ilo, si collocano sopra la media EU28 Belgio, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito e sotto la media Germania, Ungheria, Spagna e Italia (ultima con valori intorno al 6-7%, di cui il 5% smartworkers occasionali e meno dell’1% telelavoratori).

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Tenendo presenti i limiti classificatori, la percentuale di T/ICTM indicata dallo studio nei paesi extraeuropei considerati dal rapporto è del 2% in Argentina, del 19% in India, del 16% in Giappone e del 20% negli Usa. 

Le differenze sono quindi notevoli, sia in termini di incidenza (dal 2% al 40% dei dipendenti) sia di frequenza, a seconda del paese, del tipo di occupazione e del settore.

Il telelavoro/smartworking è più comune tra professionisti e manager, ma è significativo anche tra i lavoratori di supporto e di vendita di segreteria.
In generale, sono gli uomini i più propensi a svolgere telelavoro/smartworking rispetto alle donne; però sono le donne svolgono più regolare il telelavoro da casa rispetto agli uomini: questo suggerisce che i ruoli di genere e i modelli di lavoro e di vita familiare specifici di ciascun paese sono fondamentali nel determinare le modalità di applicazione del telelavoro/smartworking.

 Gli effetti dello smartworking

- Sulle prestazioni: gli effetti sulla performance individuale dei T / ICTM risultano complessivamente positivi. Il potenziale di aumento della produttività è legato alla flessibilità spaziale e temporale: riduzione dei tempi di pendolarismo, risparmi su spazi per uffici, utilizzo più efficace del tempo di lavoro, possibilità di lavorare più a lungo e con meno interruzioni. Giocano un ruolo anche aspetti individuali come la motivazione e le competenze.

- Sulla salute e il benessere: nell’ambito della salute e del benessere, vantaggi e svantaggi si compensano. Da un lato la maggior autonomia e il minor controllo durante il lavoro sono fonte di minore stress, dall’altro c’è il rischio di una eccessiva intensificazione del lavoro e altri potenziali rischi per la salute legati all’utilizzo degli strumenti informatici.

 

Quali ricadute sulle politiche del lavoro?

L'organizzazione dell'orario di lavoro sta cambiando e la relativa normativa non può non tenerne conto. In particolare va affrontata la questione dell’utilizzo fuori orario di lavoro degli strumenti informatici (che potrebbe essere considerato straordinario non pagato) e della rispetto del periodo di riposo minimo.

Una sfida importante è la difficoltà di verificare se gli ambienti di lavoro al di fuori dell’impresa sono rispondenti ai principi di prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Per sfruttare appieno il potenziale del lavoro a distanza e migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori coinvolti, sono necessarie iniziative di formazione e di sensibilizzazione sia per i dipendenti e manager sull'uso efficace delle tecnologie ICT.

D’altro lato, telelavoro e smartworking possono svolgere un ruolo importante nelle politiche che mirano a promuovere l’inclusione e aumentare la partecipazione al mercato del lavoro di alcune categorie, come i lavoratori più anziani, giovani donne con i bambini e le persone con disabilità.

 

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