L’e-Government in Italia: situazione attuale, problemi e prospettive

Questioni di Economia e Finanza di Banca d'Italia.

In sintesi

L’attenzione degli economisti e dei policy makers allo sviluppo dell’e-government dipende dal fatto che esso può contribuire in maniera significativa alla competitività di un Paese. Da un lato, accrescendo l’efficienza dei processi interni alla Pubblica Amministrazione (PA), l’informatizzazione aumenta la produttività del settore pubblico e genera risparmi di spesa liberando risorse da destinare ad usi produttivi alternativi; dall’altro, migliorando l’offerta dei servizi pubblici a cittadini e imprese, essa sostiene la produttività del settore privato.

L'e-government nel confronto internazionale

Il quadro che emerge dalle analisi svolte dagli organismi internazionali è concorde nel rilevare un generale ritardo nella digitalizzazione dell’Italia rispetto a quanto osservato negli altri principali Paesi industrializzati.

Uno degli indicatori utilizzato per misurare lo sviluppo dell’e-government nei diversi paesi è la percentuale di cittadini e di imprese che interagiscono con le PA attraverso internet. In base al rapporto Government at a Glance 2015 dell’OCSE, nel 2014 tale percentuale è risultata nel caso dell’Italia pari al 20%, valore che colloca il nostro Paese nelle ultime posizioni e ben al di sotto della media OCSE. Diversamente, la percentuale di imprese che ha interagito con la PA con modalità telematiche appare superiore in termini assoluti (quasi il 78%, pur rimanendo relativamente bassa nel confronto internazionale.

 

Individui che hanno utilizzato internet per interagire con le PA negli ultimi 12 mesi (2014) (% di utilizzo)

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Fonte: elaborazione su dati OCSE

 

Imprese che hanno utilizzato internet per interagire con le PA negli ultimi 12 mesi (2014) (% di utilizzo)

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Fonte: elaborazione su dati OCSE

Quali sono le motivazioni per cui gli italiani interagiscono poco in rete con le PA? I dati forniti dalla Commissione Europea, che da anni misura il grado di raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea, mostrano come attualmente la propensione generale all’utilizzo di internet sia in Italia più bassa che negli altri paesi dell’Unione: poco più del 58% degli individui dichiara di utilizzare il web quotidianamente contro il 65% della media UE. Il ranking dell’Italia è ancora più basso in termini relativi se si consultano le statistiche collegate al fenomeno e-commerce: solo il 22,3% degli italiani ordina beni e servizi in rete, contro una media UE del 50,2%.

Questa attitudine nei confronti dell’e-commerce si riflette anche sulle imprese italiane che registrano una bassa propensione all’utilizzo di internet per effettuare transazioni on-line.

Per cogliere la complessità delle determinanti del processo di digitalizzazione di un Paese, la Commissione Europea ha elaborato un indice sintetico denominato Digital Economy and Society Index (DESI) che aggrega una serie di indicatori strutturati intorno a cinque dimensioni: la connettività, che misura lo sviluppo e la qualità dell’infrastruttura disponibile per la “banda larga”; il capitale umano, che misura la presenza delle competenze necessarie per trarre vantaggio dalle possibilità offerte dalla società digitale; l’utilizzo di internet, che descrive la diversa gamma di attività che i cittadini di un Paese effettuano in rete (visualizzazione di contenuti audio/video, comunicazione, acquisto, utilizzo di servizi finanziari, …); l’integrazione della tecnologia digitale, che indica la misura in cui l’iniziativa imprenditoriale sfrutta la tecnologia digitale per migliorare l’efficienza, ridurre i costi, procurarsi nuovi clienti e partner, allargare i mercati di riferimento; i servizi pubblici digitali, che misura la capacità di erogare servizi pubblici attraverso contenuti digitali, ossia l’offerta di e-government. In base a questo indice, l’Italia risulta 25ma nella classifica dei 28 Stati membri, ricadendo nel cluster dei paesi a bassa performance digitale.

Un’indagine specificamente dedicata allo stato di avanzamento dell’e-government nei vari Paesi è l’E-Government Complete Survey delle Nazioni Unite. L’e-government è definito come l’utilizzo dell’ICT da parte dei governi per razionalizzare e integrare i processi produttivi e fornire informazioni e servizi pubblici alla cittadinanza. L’indice sintetizza tre dimensioni: 1) disponibilità dei servizi on-line; 2) dotazioni infrastrutturali dell’utenza; 3) competenze. Con riferimento ai 28 paesi dell’Unione europea, l’Italia occupa la 12ma posizione.

 

I cittadini e imprese

In base ai risultati dell’indagine ISTAT (Uso dell’EGovernment da parte di consumatori e imprese) nel 2012 risultava ancora preponderante la quota dei consumatori che dichiarava di aver interagito con la PA nel corso dell’ultimo anno tramite contatto diretto allo sportello (64%); solo il 15% avrebbe, invece, utilizzato il canale internet-mail e appena il 4% la posta elettronica certificata (PEC).

 

Al contrario, l’indagine tratteggia un quadro tendenzialmente positivo dell’interazione con l’e-government da parte delle imprese: nel 2012 circa due terzi delle imprese davano un giudizio positivo o invariato sull’evoluzione della qualità dei servizi di e-government nell’ultimo anno, mentre circa il 40 %  delle imprese non ravvisavano ostacoli a incrementare l’utilizzo di internet nei rapporti con la PA. L’Istat rileva, tuttavia, che ancora circa un’impresa su 5 (il range varia tra il 20%  per le imprese manifatturiere e il 23% per quelle di servizi) dichiarava di utilizzare il contatto fisico allo sportello come modalità prevalente per relazionarsi con la PA.

 

L’offerta di e-Government da parte delle Amministrazioni pubbliche

A livello di PA nel suo complesso, in base al Censimento generale dell’industria e dei servizi del 2011, le dotazioni di ICT relative a infrastrutture di base (connessione a internet a banda larga, presenza sul web, intranet) appaiono sufficientemente diffuse; meno lo sono invece quelle orientate alla comunicazione con gli utenti, specie se basate sui canali più innovativi; questi ultimi restano appannaggio soprattutto dei soggetti pubblici impegnati in attività di comunicazione istituzionale e non di quelli coinvolti nell’offerta diretta di servizi pubblici.

 

Le criticità del quadro attuale

In sintesi, le evidenze disponibili indicano come lo sviluppo dell’e-government in Italia sia ancora insoddisfacente, con una quota preponderante di cittadini e una, non trascurabile, di imprese che usualmente interagiscono con la PA tramite contatto diretto allo sportello. Le analisi svolte hanno evidenziato, specie nel caso dei cittadini, carenze dal lato della domanda dei servizi on-line legate a una scarsa cultura digitale e a una bassa propensione all’utilizzo della rete in generale. Per le imprese invece sembrano indicare una maggiore responsabilità dei ritardi della pubblica amministrazione dal lato dell’offerta di e-government: le imprese, specie di maggiori dimensioni, mostrano rispetto alla media EU una relativa “maturità digitale” e appaiono nel complesso più preparate e ricettive alle innovazioni offerte da un e-government che sia presente ed efficace.

Infine, in base ai dati rilevati, l’utilizzo dell’ICT da parte della pubblica amministrazione italiana sembra essersi orientato prevalentemente alla ricerca di miglioramenti nell’efficienza dei processi interni e molto meno all’informatizzazione dell’erogazione di servizi a cittadini e imprese.

 

Il report di Banda d'Italia, da qui è tratta questa sintesi, è scaricabile dal seguente link: report completo.

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