Rapporto Italia Sostenibile 2021

Rapporto Cerved.

Nuovi requisiti regolamentari, la crescente attenzione verso gli effetti del cambiamento climatico e degli impatti ambientali delle attività produttive hanno posto il tema della sostenibilità in cima alle agende di molte imprese e governi.

L’analisi di Cerved elabora 280 indicatori per tutte le province italiane, che si aggregano in 20 criteri. Questi a loro volta compongono gli indici di sostenibilità economica, sociale e ambientale, la cui sintesi è l’indice di sostenibilità generale:

  • sostenibilità economica (capacità produttiva, investimenti e innovazione, innovazione digitale, competitività, solidità delle imprese, reti di trasporto, infrastrutture, occupazione e dinamiche del lavoro;
  • sostenibilità sociale (capitale umano e formazione, assistenza alle famiglie, ricchezza delle famiglie, fragilità sociale, condizione degli anziani, salute e sistema sanitario, sicurezza e giustizia);
  • sostenibilità ambientale (inquinamento e consumo di risorse, tutela del territorio e delle acque, sostenibilità idrogeologica e sismica, consumo e riconversione energetica, gestione di scorie e rifiuti).

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Per tutte le dimensioni analizzate gli indici evidenziano una forte eterogeneità nel territorio, con 17 province eccellenti, caratterizzate da un livello di sostenibilità elevato ed equilibrato (cluster della solidità), 22 province che viceversa evidenziano forti debolezze nelle tre dimensioni (cluster della fragilità), 28 province che hanno una priorità di sostenibilità economica, 12 con criticità sugli aspetti sociali e 26 province che hanno problemi soprattutto sul profilo ambientale.

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Dall'analisi emerge che le aree con un più robusto sistema produttivo delle regioni settentrionali riescono a garantire ai cittadini occupazione e redditi, con prestazioni di welfare migliori e maggiori investimenti nella tutela dell’ambiente e del territorio.

Impatto sul lavoro

Considerando sia un “effetto default”, i lavoratori e il capitale nelle imprese che potrebbero uscire dal mercato, sia un “effetto scala”, la riduzione della forza lavoro e degli investimenti delle imprese a causa del ridimensionamento del giro d’affari, si stima una perdita di posti di lavoro che potrebbe arrivare fino a 1,9 milioni di lavoratori, con il tasso di disoccupazione che balzerebbe dal 10% al 17% entro la fine del 2021; gli investimenti delle imprese potrebbero ridursi di 65 miliardi di euro. Le province maggiormente colpite da questo punto di vista sarebbero quelle del Mezzogiorno.

Il report completo è disponibile al seguente LINK.

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