17.03.2022 - I prezzi delle materie prime a tre settimane dall’inizio del conflitto in Ucraina - Analisi

A tre settimane dall’inizio del conflitto le imprese continuano ad affrontare i considerevoli rincari delle materie prime per le quali Russia e Ucraina sono importanti fornitori globali, con seri impatti su margini e operatività.

Dopo le fiammate dei giorni precedenti, nell’ultima settimana alcune tensioni si sono parzialmente ridimensionate, ma i livelli di tutte le materie si confermano superiori a quelli della prima parte di febbraio 2022 e ancor di più rispetto al pre pandemia.

Spicca su tutti l’aumento dell’energia, con il prezzo del gas naturale europeo che il 16 marzo risulta nove volte quello medio di gennaio 2020 e che spinge al rialzo l’energia elettrica in Italia, oggi quasi 6 volte il valore di inizio 2020.

Forti stress si rilevano anche per frumento e mais, entrambi con rincari superiori al +90% e soprattutto pressioni crescenti dal 24 febbraio scorso.

Sul fronte dei metalli, sia acciaio sia nichel proseguono nella corsa al rialzo: +207% il primo rispetto al pre Covid e + 260% il secondo, quest’ultimo in particolare avendo persino registrato alcune sospensioni delle contrattazioni negli ultimi giorni. Rilevanti sono anche gli aumenti di alluminio e ferro, le cui ultime quotazioni si posizionano rispettivamente del +88% e del 60% sopra la media di inizio 2020, mentre il rame evidenzia un complessivo +69%.

Infine, il legno è la materia prima con la maggior volatilità nelle ultime settimane e al momento segna un +181% sul pre Covid (avendo toccato punte anche del +260% nel corso di queste ultime tre settimane).

Uno shock duraturo…

Nelle settimane iniziali di febbraio 2022, prima dello scoppio del conflitto in Ucraina, i prezzi di numerose materie prime registravano notevoli aumenti rispetto al periodo pre pandemia. Tra i rincari più elevati, quello del gas (+580%), l’energia elettrica (+333%), il legno (+179%) e l’acciaio (+121%).

L’avvio della guerra ha portato ad ulteriori aumenti dei prezzi, per via dell’importanza dei Paesi coinvolti nelle forniture mondiali di alcune commodities. In particolare, se si osserva la variazione tra l’ultimo dato disponibile e il periodo pre Covid, spiccano gli aumenti dei prezzi del gas (+819%), dell’energia elettrica (+492%) e dell’acciaio (+207%).

Tabella 1 - Gli aumenti dei prezzi delle materie prime

…ma con traiettorie differenti

L’andamento delle quotazioni in queste tre settimane non è stato tuttavia uniforme: analizzando le variazioni delle singole settimane di guerra rispetto alle prime tre settimane di febbraio emergono profili e traiettorie differenti, seppur all’interno di un quadro diffuso di aumento rispetto al periodo precedente.

In particolare, gas, elettricità, petrolio e frumento hanno registrato shock molto rilevanti nella seconda settimana cui è seguito un parziale rientro negli ultimi giorni. Il monitoraggio dei prossimi giorni potrà chiarire quanto si tratti di elementi di volatilità o di ridimensionamenti strutturali, seppur su livelli stabilmente ben più elevati che in passato.

Nel caso di acciaio e nichel, invece, emerge una crescita continua, settimana dopo settimana, a dimostrazione di tensioni che non accennano a diminuire.

Infine, per mais e ferro i prezzi hanno subìto dei rincari per poi stabilizzarsi su livelli più elevati.

In ogni caso, nell’ultima settimana i prezzi medi di tutte le materie prime interessate dal conflitto sono superiori a quelli delle prime tre settimane di febbraio, confermando come lo shock recente vada a sommarsi e aggravare le rilevanti tensioni maturate nei mesi precedenti.

Grafico 1 - Prezzi medi settimanali delle materie prime allo scoppio del conflitto

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