Top200 Lodi edizione 2022: il lodigiano rafforza la ripresa e registra il tasso di occupazione più alto della Lombardia Comunicato stampa

Top200 Lodi edizione 2022: il lodigiano rafforza la ripresa e registra il tasso di occupazione più alto della Lombardia

Survey Assolombarda: più della metà delle imprese lodigiane ha finanziato o promosso progetti e attività rivolti alla sostenibilità sociale Spada: "Occorre favorire il lavoro giovanile attraverso una tassazione specifica e più favorevole: un'aliquota al 5% per 5 anni per chi assume under 35"

Lodi, 1° dicembre 2022- Nel 2022 si rafforza la ripresa iniziata nel 2021 per il tessuto economico lodigiano che quest’anno recupererà la perdita del 2020. Dopo il +7,7% nel 2021, la crescita del +2,7% nel 2022 permetterà, infatti, di recuperare e superare i livelli precedenti la pandemia, con a fine 2022 un PIL provinciale del +1,7% superiore al 2019. La performance economica della provincia si riflette in un mercato del lavoro resiliente allo shock pandemico: nel 2021 Lodi registra il tasso di occupazione più alto della Lombardia (al 68%) e conta 4.000 occupati in più rispetto al 2019.  Le prime 200 società lodigiane che compongono la classifica Top200 nel 2021 sommano un fatturato di 10,2 miliardi di euro, con una crescita annua del 7,3%. Il 69% delle imprese lodigiane dichiara di chiudere il 2022 con un fatturato in aumento rispetto allo scorso anno.

È questa la fotografia del tessuto produttivo della provincia di Lodi che emerge dalla quinta edizione di Top200, la ricerca realizzata dal Centro Studi Assolombarda in collaborazione con PwC Italia e Banco BPM. L'analisi si basa sull’elaborazione dei bilanci 2021 delle prime 200 imprese ordinate per fatturato e sulla survey riguardo alle prospettive delle imprese lodigiane.

"Il Paese e la Lombardia devono fare i conti con una priorità dalla quale non si può prescindere: il lavoro, soprattutto quello giovanile - ha dichiarato Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda -. Infatti, in Italia il problema dei NEET tocca il 20% di ragazze e ragazzi tra i 15 e i 24 anni, in Lombardia la percentuale è più bassa (17%), ma si tratta comunque di 165mila giovani che si trovano nella più totale inattività. Questo tema si lega inevitabilmente all'elevato mismatch di competenze che rende difficile l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto in un momento in cui transizione digitale e verde stanno rinnovando profondamente le professioni. Per colmare questo gap, serve fare di più con progetti tra imprese, università e ITS. E, inoltre, per favorire il lavoro giovanile, occorre pensare a una tassazione specifica e più favorevole: un'aliquota al 5% per 5 anni per chi assume persone under 35".

Il quadro economico

Nonostante il doppio shock pandemia-guerra che ha influito sui prezzi dell’energia e delle materie prime creando difficoltà nelle catene globali di approvvigionamento e determinando un’accelerazione dell’inflazione, il territorio lodigiano si lascia definitivamente alle spalle la crisi pandemica, mostrando una ripresa che si è consolidata.

In particolare, nel 2021 la manifattura lodigiana ha ampliato i volumi della produzione del +8,7%, portando l’attività a + 5,3%, oltre i livelli antecedenti la pandemia (+4,3% la Lombardia) e realizzando un export da record: 3,9 miliardi di euro, +7,9% rispetto al 2019 superiore al dato della Lombardia (+7,1%). Questo ha influito sul mercato del lavoro che nel 2021 nel lodigiano ha fatto registrare un aumento di quasi 4 mila occupati rispetto al pre Covid, con un incremento del +4,1% id. Il tasso di occupazione ha così raggiunto quota 68,0%, il livello più alto tra tutte le provincie lombarde, e, in parallelo, il tasso di disoccupazione è diminuito al 5,3% (sotto la media lombarda al 5,9%).

Nel 2022 si consolida la ripresa. PIL provinciale a +1,7% rispetto al pre Covid

La produzione manifatturiera lodigiana ha segnato un +6,4% nel primo trimestre 2022 e un +6% nel secondo trimestre su base annua. Rispetto al pre Covid, nel secondo trimestre 2022 i volumi produttivi provinciali si sono dunque portati a +8,1%, una performance significativa ma inferiore al +11,2% regionale. Sul fronte internazionale, le imprese lodigiane nel primo semestre 2022 totalizzano 2,5 miliardi di fatturato estero, grazie in particolare all’elettronica (+66,6% l’incremento su base annua) oltre alla chimica (+22,2%) e all’alimentare (+21,2%). In discesa la performance della meccanica che nel secondo trimestre 2022 segna un -32,6% rispetto al 2021.

Negli ultimi mesi di quest’anno il quadro economico risente della situazione mondiale ed europea di grande incertezza in particolare sulla durata del rallentamento. Tuttavia, quest’anno l’economia lodigiana andrà a colmare la perdita di PIL del 2020: i rimbalzi del valore aggiunto del +7,7% nel 2021 e del +2,7% nel 2022 permetteranno di recuperare il -8,1% del 2020. Alla fine del 2022 il PIL provinciale si attesterà a +1,7% rispetto al 2019, molto vicino a quello regionale (+1,8%).

La performance migliore la realizza l’industria lodigiana che supererà i livelli pre Covid (valore aggiunto in provincia a +3,1% rispetto al 2019 contro -0,2% in regione), mentre i servizi e il commercio riassorbiranno lo shock della pandemia alla fine di quest’anno (valore aggiunto a +0,1% rispetto al 2019, +1,0% il dato lombardo).

Le previsioni sono riviste al ribasso per il 2023, con una contrazione del PIL del -0,2%, dovuto al calo del valore aggiunto dell’agricoltura (-1,4%) e dei servizi (-0,5%) a fronte di un aumento dell’industria (+0,8%) e delle costruzioni (+0,8%). Le prospettive per il lodigiano sono meno brillanti di quelle per la Lombardia, prevista in crescita del +0,3%. Al contrario, si stima che l’occupazione provinciale possa crescere il prossimo anno del +0,7%

Nel 2023 PIL in contrazione

“Le imprese lodigiane hanno consolidato quest’anno le buone performance raggiunte nel 2021- ha affermato Fulvio Pandini, Presidente della Sede di Lodi di Assolombarda- tanto che, secondo i dati del Centro Studi di Assolombarda, prevedono di chiudere con un aumento di fatturato. Ma per il 2023 la preoccupazione del nostro tessuto economico deriva ancora dai costi dell’energia e dal clima di incertezza a livello internazionale che influisce su tutta la catena del valore. Nonostante questo scenario, le nostre imprese non hanno mai smesso di sostenere il territorio. Lo dimostrano gli oltre 1400 enti e associazioni con I quali dialogano e progettano azioni a vantaggio della collettività".

Prospettive e rischi: le evidenze della survey

Il sondaggio realizzato su un campione di 58 imprese dell’industria e dei servizi del territorio mette in luce gli ostacoli riscontrati nella ripresa e i rischi emergenti.

Il 69% delle imprese lodigiane quest’anno prevede un aumento del fatturato rispetto al 2021 (era pari al 63%) e, un quinto di queste prevede una crescita di oltre il 20%. Il 19% delle aziende si aspetta di chiudere il 2022 in linea con lo scorso anno e il 12% degli intervistati si attende una diminuzione del fatturato (stesso dato del 2021). Sul fronte dei margini, il 32% delle aziende lodigiane prevede quest’anno un Ebit in crescita, un altro 32% stabile nonostante la crescita dei costi degli input produttivi, il 37% in erosione. 

Quali sono gli ostacoli incontrati dalle imprese nei primi 9 mesi di quest’anno? Per il 93% rappresentano un rischio medio-alto la difficoltà di reperimento e il costo di materie prime e componentistica e per l’86% delle imprese, con la stessa intensità di rischio l’aumento dei costi dell’energia. Rilevante per il 78% delle imprese è anche la difficoltà di reperimento delle figure professionali ricercate, considerato come criticità “medio-alta”.  Seguono gli ostacoli legati ad una domanda poco sostenuta (problematici per il 34% delle imprese) o a vincoli di natura finanziaria (26% delle imprese).

Per il prossimo anno le imprese che prevedono un aumento di fatturato scendono al 55%, il 22% prevede una stabilità del fatturato e la stessa percentuale prevede una diminuzione a indicare la presenza di cautela e incertezza riguardo la possibile evoluzione dello scenario internazionale e locale.

Per il 2023, il 70% è preoccupato sia per l’aumento dei costi dell’energia, fattore considerato ad “alto” rischio da una quota crescente di imprese (57% nel 2022), sia per le difficoltà di reperimento degli input produttivi, giudicate però leggermente meno problematiche in prospettiva (rischio “alto” per il 68% nel 2023 rispetto al 75% nel 2022).

Il timore di un indebolimento della domanda è considerato un rischio “medio-alto” dal 65% delle imprese e per il 34% pesano maggiormente i possibili vincoli finanziari. La difficoltà di reperimento di figure professionali adeguate è considerata leggermente meno preoccupante per il 2023, pur rimanendo sostanzialmente stabile la quota di imprese che la indica come elemento ad “alto” rischio.

"Il contesto economico del Lodigiano dimostra, insieme alle incertezze derivanti dal quadro congiunturale legato allo scenario internazionale critico, una serie di elementi di forza testimoniati dalla ripresa post-pandemica  che emergono anche dall'analisi di Assolombarda relativa al 2022 - ha commentato Marco Giorgio Valori, responsabile commerciale della Direzione Territoriale Lodi (Bpl) di Banco BPM - ed è in questi elementi di forza che si inserisce la spinta crescente verso il raggiungimento di traguardi di sostenibilità sociale e, nel complesso, verso tutti i fattori Esg che costituiscono termini sempre più rilevanti e strategici per lo sviluppo equilibrato del  nostro sistema economico. In questo orizzonte, Banco BPM è pronto a collaborare con le imprese e a sostenerle nel percorso verso quegli obiettivi".

La classifica Top200

Le 200 imprese più performanti del territorio lodigiano che compongono la classifica*, hanno ricavi da un minimo di 7 milioni a un massimo di 1,3 miliardi di euro, totalizzando complessivamente 10,2 miliardi di euro e la somma algebrica dei loro risultati di esercizio (ossia degli utili e delle perdite) si attesta su 503 milioni di euro. In particolare, le aziende in utile sono l’89% del totale.

In termini di rappresentatività territoriale, la classifica interessa buona parte dei comuni del lodigiano: sono 44, sui 61 totali, quelli con almeno una azienda in classifica.

Le top aziende di Lodi sono il 26% piccole realtà (fino ai 10 milioni di euro di fatturato), il 59%medie aziende (dai 10 ai 50 milioni) e il 16% grandi aziende (oltre i 50 milioni).

La Top 10 e la Top 50

In cima alla classifica si trovano Zucchetti Group S.p.a. (Lodi) il cui fatturato supera il miliardo di euro, seguita da Sasol Italy S.p.a. (Terranova dei Passerini) e Sodalis S.r.l. (Lodi Vecchio).

Completano la top ten: in quarta posizione Sipcam Oxon S.p.a. (Lodi), quinta Gruppo Itelyum S.r.l. (Pieve Fissiraga), sesta Aperam Stainless Services & Solutions Italy S.r.l. (Massalengo), settima A.F. Logistics S.p.a. (Lodi), ottava Ibsa Farmaceutici Italia S.r.l. (Lodi), nona MTA S.p.a. (Codogno) e decima Inovyn Produzione Italia S.p.a. (Tavazzano con Villavesco). Di queste prime dieci aziende della TOP200, ben 8 sono aziende industriali (di cui 5 appartenenti al settore chimico), mentre le restanti 2 rientrano nel settore dei servizi.

Le prime 50 imprese realizzano da sole il 78% del fatturato dell’intero ranking. 39 imprese appartengono all’industria, in particolare all’alimentare (11) e al chimico (12), entrambi settori di forte specializzazione del territorio.

2021 e 2020: uno sguardo agli indicatori di performance

Nel 2021 il fatturato complessivo delle aziende analizzate (campione di 176 imprese in classifica) registra una crescita del +7,3%, portandosi sul +8% rispetto ai livelli pre Covid, anche grazie alla sostanziale tenuta dei fatturati osservata nel 2020 (+0,6% rispetto al 2019). L’85% delle imprese ha un fatturato in aumento mentre il restante 15% registra una diminuzione

In termini di redditività, l’EBIT mediano è in crescita (dal 3,6% al 4,3% sui ricavi) così come il ROE che passa dal 7,2% del 2020 al 9,5% del 2021. L’89% delle imprese è in utile (81% nel 2020).

La redditività misurata dall’EBIT

Le 50 principali società della “TOP” per margini vantano un EBIT in rapporto al fatturato maggiore del 9% fino a un massimo di oltre il 60%. Nella top 5, si trovano Rossetti Group Gestione Servizi Vigilanza S.r.l. (con una incidenza dell’EBIT di 62,78%), seguita da Ecowatt Vidardo S.r.l. (46,17%), Guardamiglio S.r.l. (42,07%), Tai Milano S.p.a. (37,29%) e Diusa Rendering S.r.l. (27,55%).

I risultati sono indipendenti dalla dimensione aziendale, infatti le 50 aziende analizzate hanno ricavi compresi tra i 7 milioni e i 1,3 miliardi di euro (stesso range della top azienda per fatturato).

In termini di redditività del capitale proprio, ben 42 delle top 50 della classifica EBIT vantano un ROE (Return On Equity) a doppia cifra.

La classifica dei primi 5 comuni 

68 delle 200 imprese risiedono in soli due comuni: Lodi (42) e Codogno (26). In termini di fatturato, primo è il comune di Lodi (3,5 miliardi di euro, il 34% del fatturato complessivo della TOP200), seguito dai comuni di Terranova dei Passerini (970 milioni, 10%), Lodi Vecchio (820 milioni, 8%), Pieve Fissiraga (685 milioni, 7%) e Codogno (639 milioni, 6%). Questi 5 comuni rappresentano, così, quasi il 65% dei ricavi: 6,6 miliardi di euro sui 10,2 totali.

Comuni Lodigiano

"Nel territorio di Lodi, solo 7 imprese tra le prime 25 per dimensioni predispongono e pubblicano un bilancio di sostenibilità- ha affermato Fabio Chierico, Partner PwC Italia. Questo è il segnale che sono ancora troppo poche le imprese che raccontano le tante attività che svolgono con riferimento ai parametri ESG per aumentare la trasparenza e consentire di valutare l'impegno concreto attraverso i risultati raggiunti. Occorre fare di più in termini di sensibilizzazione e cultura della sostenibilità per stimolare le imprese anche a comunicare le attività che mettono in campo su questa tematica strategica".

Il focus tematico: sostenibilità sociale

I criteri ESG (Environment, Social and Governance) giocano un ruolo strategico per le imprese. Analizzando le pari opportunità sul mercato del lavoro, in provincia di Lodi, il tasso di occupazione delle donne è nettamente inferiore a quello degli uomini: il 59,6% contro il 76,1% nel 2021, mentre il tasso di disoccupazione è maggiore (6,1% contro 4,9% degli uomini). Inoltre, le donne lavorano più spesso in part-time e con retribuzioni mediamente inferiori rispetto agli uomini.

Restando sul mercato del lavoro, se si guarda ai giovani della provincia lodigiana: nel 2020 il 21% tra i 15 e i 29 anni non lavorano e non studiano, un dato inferiore a quello nazionale del 23%.

Inoltre, la popolazione del lodigiano ha una età media inferiore a quella lombarda, e pari a 45,3 anni, ma prevede salirà a 47 nel 2031. A questo si aggiunge un aumento della popolazione over 65, con il rapporto con la popolazione in età attiva (15-64) è passato dal 26,6% al 34,4% negli ultimi vent’anni.

Guardando al numero medio di figli per donna a Lodi è di 1,35, superiore al dato della Lombardia (1,27).

Nell’ambito dell’inclusione sociale, infine, non si può non considerare la leggera crescita della quota di residenti stranieri in provincia, passata negli ultimi dieci anni dall’11,1% al 12,4%.

Nel favorire le pari opportunità, formare ed assumere i giovani, rendere più agevole per i lavoratori il bilanciamento lavoro-famiglia, partecipare a progetti rivolti ai soggetti più deboli, le imprese lodigiane dialogano con oltre 1.400 enti e istituzioni no profit sul territorio una presenza più intensa di quella lombarda in proporzione agli abitanti.

L’indagine svolta dal Centro Studi di Assolombarda su un campione di 58 imprese del territorio lodigiano mette in luce che il 55%, più della metà delle imprese, ha finanziato o promosso negli ultimi anni attività a favore della sostenibilità sociale: il 19% ha collaborato in particolar modo, con enti filantropici e di volontariato, il 14% con scuole e/o università e la stessa percentuale di imprese con enti sportivi. Nel 42% dei casi le iniziative sono fuori dalla provincia di Lodi e nel 9% superano i confini nazionali coinvolgendo enti di cooperazione e solidarietà internazionale. Le iniziative promosse vanno dalle erogazioni liberali alla donazione di beni e prodotti fino allo sviluppo di progetti strutturati e ricorrenti che coprono i diversi ambiti della sostenibilità sociale.

*Sono escluse dall’analisi le realtà assicurative, finanziarie, creditizie e non profit, mentre sono incluse le holding di gruppi industriali del territorio che redigono bilancio consolidato.

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