Spada: ora più formazione Intervista

Spada: ora più formazione

Il presidente di Assolombarda: qui non troviamo il 50% dei profili professionali

Via Pantano. A un passo dalla Torre Velasca, uno dei simboli della città. Alessandro Spada è il presidente di Assolombarda da 4 anni, dal maggio 2020. Guida l'associazione territoriale più grande d'Italia legata al sistema Confindustria: più di 7 mila imprese e 430 mila lavoratori. «Milano come stai?», su web e carta, è al suo undicesimo incontro. La città discute: sul presente e sul futuro.

Come sta Milano?

«Sta bene. Si è ripresa velocemente dalla pandemia, dallo choc delle guerre e dagli aumenti dei costi che ne sono derivati. Le imprese hanno saputo fronteggiare le difficoltà e stanno ottenendo risultati molto positivi in diversi settori. Nel 2024 per il Pil della città metropolitana di Milano si attende una crescita del +1,1%, che a fine anno ci porterà sopra i livelli pre-Covid del +10%. Una performance migliore rispetto a quelle delle altre aree di riferimento internazionali, come Baden-Württemberg, Bayern e Cataluña. Per non parlare del netto aumento dei turisti, che hanno superato gli 8 milioni nel 2023, un record storico per la città».

Un quadro che sembra rassicurante.

«Sì. Se, con lo scoppio della pandemia, c'erano timori legati a possibili crisi industriali e perdita di occupazione, quattro anni dopo la situazione è positiva e senza grandi crisi. Invece, tantissime imprese mi segnalano difficoltà nel reperire profili professionali».

Ecco, punto chiave. È vero, allora, che ci sono profili professionali che non si riescono a trovare?

«Purtroppo è vero. In quasi tutti i settori chiave le imprese milanesi non riescono a trovare il 50% dei profili richiesti, con le maggiori criticità che riguardano operai specializzati e tecnici. È un tema molto sentito che preoccupa le aziende. Per questo motivo stanno creando academy al loro interno per formare i giovani con le competenze che oggi richiede il mondo del lavoro. Ma non bastano le academy aziendali, la priorità è avvicinare il mondo della scuola al mondo del lavoro».

E quindi?

«Dobbiamo investire tantissimo negli Its, scuole di eccellenza post diploma che hanno come obiettivo formare figure professionali altamente specializzate. Stiamo lavorando con il ministro Valditara e la Regione per un progetto che vuole realizzare, nell'area di Mind, "la casa degli Its". Così potremo contare su un unico Hub dell'innovazione e delle competenze che riunisca tutti gli Istituti tecnici superiori. Assimilando la formazione di alto livello a un percorso universitario e garantendo di ritrovare in un'unica sede l'intera filiera della preparazione tecnica e professionale».

Inevitabile pensare ai giovani che, adesso, fanno fatica perché la città è cara.

«La città è diventata costosa per i giovani, ma lo è anche per le famiglie. È un tema sul quale ognuno deve fare la propria parte. In primis, serve un taglio del cuneo fiscale contributivo per permettere ai lavoratori di avere uno stipendio netto più elevato. E, restando sugli stipendi, occorrerebbe che tutti i contratti fossero assimilabili a quelli firmati dal sistema Confindustria con i principali sindacati. Contratti che garantiscono un minimo di 9 euro l'ora e che sono fondamentali per un livello salariale adeguato».

Milano aveva un'immagine stellare. Adesso è come se ci fosse un po' di pessimismo. Lei come la vede?

«La città ha problemi che sono legati alla sua crescita. Milano, da Expo, ha iniziato un percorso di sviluppo e di attrattività che è sotto gli occhi di tutti. Oggi i fondi internazionali vogliono investire qui, gli studenti vogliono studiare qui, sono presenti 136 grandi imprese con fatturato annuo oltre il miliardo di euro, ci sono 106 consolati. Abbiamo saputo cogliere grandi opportunità che hanno creato valore per Milano. Inevitabilmente sono emersi problemi come il "caro affitti" o una maggiore percezione di insicurezza. Sono le sfide da affrontare nei prossimi anni».

Milano è ancora la città delle opportunità?

«Ne sono convinto e anche in un'assemblea generale di Assolombarda citai l'arcivescovo Ariberto da Intimiano che disse: "Chi sa lavorare venga a Milano e chi viene a Milano è un uomo libero". Io sono convinto che Milano abbia ancora questa identità. Abbiamo eccellenze nel campo universitario, ospedaliero, industriale. Sono ottimista e penso che, per un giovane, venire qui significhi essere al centro dell'Europa. Milano è Mediolanum, una città di mezzo che, nel Dna, ha ancora la vocazione di tenere assieme i territori e le eccellenze. Non dimentichiamo poi il ruolo eccellente del Terzo settore, che rende migliore Milano».

E, naturalmente, la vocazione legata alle imprese.

Le imprese hanno un ruolo importantissimo. Nel 2023 la loro capacità di export ha superato i 58 miliardi di euro, con una crescita di più del 20% rispetto al 2022. Un valore assolutamente rilevante perché, se pensiamo a Milano come uno Stato, all'interno dei 27 Paesi dell'Unione Europea, grazie a questo valore di export si collocherebbe al diciottesimo posto, davanti a 9 nazioni. Un risultato che premia la capacità di Milano di essere presente in tutti i livelli dell'industria, compreso il manifatturiero: siamo la prima provincia d'Italia per numero di realtà e addetti in questo campo. Un record importante, perché l'industria spinge altri settori come i servizi, il turismo, tutto ciò che rende la città vincente. È grazie all'industria che si è costruita Milano ed è l'industria che avrà la forza per trascinarla anche in futuro».

C'è qualcosa che ruberebbe a un'altra città?

«Non ruberei nulla. Vorrei, invece, che Milano potesse trattenere più risorse economiche. Oggi paga 20 miliardi di euro di Irpef e riceve risorse per circa 500 milioni. Ecco, se avesse più fondi, potrebbe intervenire e migliorare alcune problematiche che deve fronteggiare con pochi mezzi, come la sicurezza e, in alcuni quartieri, la cura del verde e il decoro urbano. Risorse per Milano, ma anche per la città metropolitana. Crediamo che debba ripensarsi come area vasta, allargando i propri confini. Per questo la riforma della città metropolitana è una nostra priorità. Così, allargata, Milano ne acquisterà in inclusione».

 

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