Smart working a portata di click

Portare il lavoro a casa non è mai stato così piacevole: con lo smart working lavorare da casa sarà pratico e funzionale.

Per poter adottare il sistema dello Smart Working, che ha come obiettivo  principale la delocalizzazione degli uffici, occorre avere come dotazione hardware minima un device mobile, connessione Internet a banda larga e periferiche che possono essere già incorporate nel dispositivo. L'utente potrà così lavorare come se fosse realmente in ufficio da remoto, riuscendo a completare tutte le sue mansioni.

Si tratta dunque di un sistema efficace che nell’ultimo periodo è diventato un’importante risorsa per grandi aziende come Vodafone e per numerose compagnie assicurative. Significativi, a questo proposito, sono i dati secondo i quali nel 2014 solo l’8% delle imprese aveva avviato progetti di Smart Working, nel 2015 la percentuale è salita fino al 17% e ci si aspetta ulteriori progressi per il 2016.

Secondo Mariano Corso, Responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Working “La ricerca dimostra come lo Smart Working si stia diffondendo in Italia: molte organizzazioni nell'ultimo anno hanno iniziato ad interessarsi e adottare questo approccio, con un effetto positivo su persone, aziende e società. Le organizzazioni devono però evitare l’errore di farsi trascinare dall’effetto moda”.

Infatti, non è sufficiente apportare una serie di cambiamenti  a livello superficiale sul posto di lavoro, ma è necessario operare una trasformazione culturale che abbia inizio prima di tutto sulle persone e che possa contare su apposite normative: “è un percorso lungo e profondo di continua evoluzione. Significa andare oltre l’introduzione di singoli strumenti e creare un’organizzazione orientata ai risultati, fondata su fiducia, responsabilizzazione, flessibilità̀ e collaborazione”conclude Corso.

Inoltre, per incentivare tale iniziativa, è stato istituito già a partire dal 2012 lo Smart Working Award.

Ma quali figure professionali risulterebbero più adatte ad andare incontro a tale trasformazione?

Secondo gli studi condotti dall’Osservatorio, in collaborazione con Doxa, i più adeguati sembrerebbero essere i Knowledge Worker, vale a dire coloro che svolgono principalmente mansioni lavorative che richiedono grande concentrazione; al secondo posto si collocano i Multitasker, che alternano attività di concentrazione ad altre di comunicazione e collaborazione in presenza; seguono i Collaborator fino a chiudere la classifica con i meno preparati allo Smart Working e cioè i Communicator e i Contemplator che non possono rinunciare al confronto diretto con i propri collaboratori.

Sicuramente l’inserimento nel mondo del lavoro delle nuove generazioni permetterà un’evoluzione del nuovo approccio, anche se il digital gap, almeno per il momento, sembra rimanere un ostacolo concreto. In particolare, il 57% dei limiti è rappresentato dall’incompletezza della digitalizzazione dei processi aziendali, il 47% dalla scarsa efficacia nella comunicazione e nella collaborazione virtuale e il 41% dalla difficoltà di assicurare la continuità della connessione sia a casa che a lavoro.

Innegabili sono però i vantaggi tanto per le aziende:

-aumento della produttività dei lavoratori;

-riduzione dei costi e degli spazi fisici;

- riduzione del tasso di assenteismo;

-possibilità di integrare lavoratori disabili;

quanto per i lavoratori:

-orario lavorativo ridotto su posto di lavoro;

-risparmio economico dovuto ai non spostamenti;

-soddisfazione e motivazione derivata dalla possibilità di bilanciare vita personale e lavoro;

senza dimenticare, infine, quelli per l’ambiente e per la società:

-riduzione dell’inquinamento;

-fine del pendolarismo;

-diminuzione del traffico.

E perché no, se è poi possibile evitare qualche ostilità con un collega poco simpatico … tanto di guadagnato!

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Ulteriori informazioni possono essere richieste a: Miriam Ieraci tel. 0258370.634 e-mail .

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